Tecniche di stampa su tessuto

Una delle richieste più frequenti da parte di quelle aziende che non vogliono farsi mancare nemmeno un gadget personalizzato è la stampa su tessuto: dalle magliette, alle felpe, fino alle shopper e agli astucci in stoffa, su ogni tipo di supporto è possibile riportare il proprio marchio, i propri colori o semplicemente il logo legato a un evento.

Le tecniche di stampa su tessuto sono varie ed è facile trovare quella più adatta alle proprie esigenze e al proprio budget.

La serigrafia è la tecnica più semplice e più utilizzata. Il disegno da realizzare viene scomposto in colori primari e a ogni colore è abbinato un telaio di stampa. I telai vengono collocati sulla “giostra serigrafica” per poi applicare i rispettivi colori sul tessuto. Gli inchiostri vengono fissati sul tessuto nell’ultimo passaggio, in un forno apposito. La serigrafia è una tecnica perfetta per le grandi tirature e per disegni non troppo articolati; è molto resistente ai lavaggi ma il costo potrebbe essere elevato a seconda di quanti colori si sceglie di utilizzare.

Una tecnica di stampa su tessuto molto comune negli ultimi anni è la stampa digitale diretta. Non ci sono limiti al tipo di disegno da applicare sul capo, tanto che anche la resa di foto in alta risoluzione è ottima. È possibile stampare anche quantità molto basse, perfino un solo pezzo, ma la resistenza ai lavaggi è minore di quella della serigrafia, anche se la lunga durata della stampa è comunque garantita.

Altro discorso vale invece per l’applicazione a caldo, tecnica che prevede l’utilizzo di plotter che tagliano delle pellicole termo-adesive, le quali verranno poi applicate sul tessuto grazie al calore. È una tecnica molto economica e le applicazioni hanno solitamente vita breve.

C’è infine la stampa sublimatica, che ha costi decisamente più elevati rispetto alle altre tecniche di stampa ed è pensata per utilizzi ben diversi più vicini alla stampa industriale. La stampa sublimatica è infatti perfetta per motivi e texture che compaiono sull’intero capo d’abbigliamento. Il motivo da stampare viene dapprima riportato su una carta speciale, sulla quale viene poi applicato il tessuto che viene impressionato. La stampa avviene generalmente prima della fase di confezionamento del capo, per evitare irregolarità dovute alla piega dell’abito. Questa tecnica dà il suo massimo su tessuti sintetici con risultati veramente brillanti nei colori.

Flyer e pieghevoli

Nonostante la svolta digitale che nell’ultimo decennio ha interessato ogni aspetto del marketing e della comunicazione aziendale, flyer, pieghevoli e dépliant non passano mai di moda.

La comunicazione attraverso gli strumenti digitali è imprescindibile, ma è sempre meglio affidarsi anche ad appoggi fisici e cartacei per quanto riguarda offerte, cataloghi, menù o se si vuole presentare la storia aziendale e i propri prodotti.

Quante soluzioni esistono per la stampa commerciale? Volantini, pieghevoli, dépliant a 2 o a 3 ante, a fisarmonica eccetera, la scelta è davvero vasta, ma per ogni esigenza esiste un formato e un prodotto ottimale per valorizzarla.

I flyer, o volantini, solitamente di una dimensione non maggiore di un A5, sono il prodotto ideale per dare voce alle vostre offerte o per promuovere una nuova attività soprattutto nei territori limitrofi alla vostra sede.

Il tipo di carta più utilizzato per i volantini è la patinata opaca o lucida di una grammatura che va dai 100 ai 130 gr, così da reggere bene stampe a colori fronte/retro e da resistere all’aria aperta almeno per qualche settimana.

Se invece volete comunicare qualcosa in più sulla vostra azienda, il pieghevole, o dépliant, è il formato più adatto, con più o meno facciate a seconda di quante informazioni volete fornire al cliente.

In un pieghevole si ha spazio per raccontare la propria storia, i propri obiettivi, la filosofia della propria azienda ma anche per illustrare attraverso foto e immagini la bellezza di una location o le caratteristiche di un prodotto. Le diverse sezioni che si ottengono tramite la piega del foglio consentono di suddividere i contenuti in maniera ordinata, ad esempio nella prima facciata si potrebbe inserire il logo e il nome dell’azienda e in quelle successive una breve storia di questa, i prodotti principali, lo staff che la compone e infine i contatti, a seconda dello spazio che si ha a disposizione.

Il formato base del pieghevole è quello a una piega sola (2 ante), per gestire in maniera semplice e ordinata storia e informazioni di base della tua azienda.

Pieghevoli a più ante (generalmente 3 o 4), a fisarmonica a o libro, sono invece molto comuni per menù, dépliant turistici o brevi cataloghi espositivi dei prodotti.

Anche nel caso dei pieghevoli la carta più utilizzata è la patinata opaca o lucida ma di una grammatura leggermente superiore a quella dei volantini, dai 120 ai 150 gr, che può essere plastificata o meno a seconda dell’utilizzo che si pensa di farne. Se ad esempio si prevede che uno stesso pieghevole verrà spesso maneggiato dai clienti, si può pensare di plastificarlo almeno esternamente, come nel caso di un dépliant informativo fisso all’entrata di un negozio. Se invece l’utilizzo è promozionale o pubblicitario, la plastificazione non è necessaria.

Colori Pantone

mazzetta Pantone

Se avete avuto necessità di stampare un lavoro in tipografia, potreste esservi imbattuti nei cosiddetti colori Pantone e probabilmente il primo impatto che avete avuto è stato con la famosa mazzetta, un campionario di colori in tutte le loro sfumature, ognuno dei quali ha abbinato un codice numerico.

Ma di cosa si tratta? È necessario utilizzarli?

Il sistema Pantone è il nome commerciale di un metodo di codifica e identificazione dei colori creato negli anni Cinquanta e impiegato in grafica, editoria e tipografia, che deve il suo nome alla combinazione della parola pan e di tone: “tutti i colori”. A ogni campione di colore nel sistema Pantone corrisponde un codice univoco che serve a identificarlo e riprodurlo con precisione attraverso una tinta predefinita e non una mescolanza dei quattro colori della quadricromia.

Come già spiegato nell’articolo dedicato agli spazi colore, il sistema CMYK utilizza quattro livelli (ciano, magenta, giallo e nero) per ottenere in stampa il colore desiderato, ma c’è la possibilità che questo risulti leggermente diverso a ogni stampa, a seconda della calibrazione della stampante. Il sistema Pantone, a differenza del CMYK, non combina i colori durante il processo di stampa, ma utilizza colori premiscelati.

Chiameremo la sovrapposizione dei livelli di colore mezzi toni, mentre con colori spot ci si riferisce alle vernici premiscelate, utilizzate nei processi di stampa off-set.

Il codice dei colori Pantone è composto da due campi distinti: nel primo campo troveremo una parola (es. red, rosso) o un numero a due cifre, che fanno riferimento alla famiglia d’appartenenza del colore (es. “18” per la famiglia dei rossi); il secondo campo è invece occupato da una cifra che individua, all’interno della macroarea cromatica del campo 1, lo specifico colore desiderato. Ad oggi, Pantone ha definito più di 2000 tonalità di colori proprietari per la grafica di stampa.

Conoscere il codice Pantone di un colore è particolarmente rilevante nei casi in cui un colore sia associato a un brand, al fine di garantire la riconoscibilità del logo. Per riprodurre il colore Pantone di un brand, come può essere il “rosso Coca-Cola” o “l’azzurro Tiffany”, è quindi necessario utilizzare un colore spot pieno anziché un mezzotono.

La stampa Pantone è la migliore per progetti di grandi dimensioni e con colori uniformi.

Il sistema Pantone viene spesso utilizzato anche per riprodurre colori che non possono essere stampati in quadricromia, come i colori metallizzati o quelli fluo.

Coordinato aziendale

L’importanza del coordinato aziendale

Il coordinato aziendale è un elemento di coesione di fondamentale importanza in ogni azienda, che permette una comunicazione e una riconoscibilità immediata verso il mondo esterno, ma serve anche a creare coesione e a risvegliare un senso di appartenenza all’interno dell’azienda stessa.

All’interno del proprio mercato di riferimento, è essenziale essere riconosciuti per le qualità che contraddistinguono la propria azienda dalle altre, e questo messaggio passa anche attraverso gli strumenti che scegliamo per veicolare il nostro obiettivo e le soluzioni grafico-visive che lo accompagnano.

Trattandosi di una vera e propria strategia di comunicazione, nulla va lasciato al caso e ogni elemento del nostro coordinato dovrà rispondere e rimandare agli altri, nonché al messaggio della nostra azienda.

Fondamentale è che il logo aziendale sia sempre lo stesso e che venga adattato al supporto su cui viene utilizzato: ad esempio, utilizzeremo logo e nome dell’azienda per esteso in spazi che ce lo consentono, come insegne, cartelloni pubblicitari, e nel piccolo su biglietti da visita, cartelline, quaderni e carta intestata, ma opteremo per utilizzare solo il logo, magari accompagnato dalle iniziali dell’azienda, per supporti più piccoli come gomme da cancellare, post-it e penne o dove il marchio aziendale va solo ricordato, come nell’icona che accompagna la firma della mail.

Di grande importanza in ogni forma di comunicazione grafica è anche mantenere una palette di colori che rimandi ai colori aziendali scelti.

Questo tipo di strategie visive sono finalizzate sia a catturare lo sguardo di potenziali clienti, sia a ricordare di noi ai clienti già acquisiti.

In cosa consiste un coordinato aziendale?

Una volta scelto il proprio logo e definita una palette cromatica di riferimento, questi possono essere applicati su svariati tipi di supporto, dalla cancelleria più essenziale ai gadget più creativi: fondamentale è la coerenza e la qualità del supporto stesso, che veicolano professionalità e competenza oltre che riconoscibilità del marchio.

Tra i principali prodotti che compongono un coordinato aziendale, utili sia alla promozione sia alla coesione all’interno dell’azienda, troviamo:

– biglietti da visita

– carta intestata

– bloc-notes

– adesivi

– cartoline

– volantini

– pieghevoli

– cartelline

– prodotti da cancelleria

– calendari personalizzati da tavolo o da parete

Abbondanze e stampe al vivo

Sono molti i programmi e le app che aiutano anche chi non ha competenze grafiche a impaginare i propri flyer, biglietti da visita, depliant o perfino libri. Al momento della creazione su schermo sembra tutto perfetto, ma andare in stampa è un’altra cosa, e una delle accortezze che è importante avere nel momento in cui si decide di stampare le proprie creazioni è quella di considerare le abbondanze.

Con abbondanza si intende quella parte del documento che va oltre i segni di taglio, che indica la porzione di foglio stampato contenente una prosecuzione dello sfondo o dell’immagine destinata ad arrivare fino al margine del foglio.

Esempio di segni taglio ben visibili in un file
che prevede una stampa al vivo.

L’abbondanza è necessaria al fine di evitare margini bianchi indesiderati tra la stampa e il bordo del foglio stesso. Si parla in questi casi di stampa al vivo, impostazione che prevede che le immagini o lo sfondo colorato arrivino fino al bordo della pagina, senza lasciare margini bianchi.

Per realizzare una stampa al vivo, l’immagine che dovrà coprire il foglio fino al bordo deve essere progettata per andare almeno 3 mm oltre il bordo del foglio e quindi graficamente dovrà superare di 3 mm i segni di taglio. Grazie a questi pochi millimetri di abbondanza, il rischio di stampare libri, flyer, biglietti, depliant, ecc… con una fastidiosa porzione di foglio non stampata viene praticamente azzerato.

Le macchine per la stampa e l’allestimento dei prodotti cartacei sono al giorno d’oggi molto precise, ma in caso di stampe al vivo è sempre meglio non rischiare il bordino bianco con questa piccola accortezza di lasciare pochi millimetri di abbondanza.

Differenza tra RGB e CMYK

Vi sarà sicuramente capitato, stampando un’immagine salvata sul vostro computer, di accorgervi che i colori stampati su carta erano diversi da quelli visualizzati sul monitor. Questa differenza raramente è legata alla qualità toner o dipende dalla stampante, ed è molto più probabile che abbiate impostato uno spazio colore non adatto alla stampa.

Che cos’è uno spazio colore?

Rappresentare i colori su un supporto digitale richiede il supporto di un modello matematico, che prende il nome di spazio colore. RGB e CMYK, sono due tipologie di spazio colore.

RGB è l’acronimo di Red, Green e Blue, ed è un modello matematico finalizzato alla visualizzazione delle immagini su monitor (computer, macchine fotografiche digitali, ecc.) che combina i colori rosso, verde e blu (spazio colore a tre canali) per formare i colori che vediamo sullo schermo. Con questo metodo il colore si ottiene sommando la luminosità dei tre colori di base fino a ottenere la tinta desiderata, per questo viene definito spazio colore additivo. Ad esempio, il colore bianco è dato dalla somma del valore massimo delle componenti R, G e B.

CMYK (spazio colore a quattro canali, la famosa quadricromia) è invece l’acronimo di Cyan, Magenta, Yellow e Black (il nero è indicato con la lettera K anziché con la B per evitare confusione con il Blue dell’RGB) ed è uno spazio colore finalizzato alla stampa su carta. Contrariamente all’RGB, lo spazio CMYK viene definito sottrattivo in quanto per ottenere un dato colore si procede per sottrazione a partire dal nero.

Come si può ben intuire, i due spazi colore sono stati creati con due finalità diverse, e impostare uno spazio colore al posto di un altro può dare risultati inaspettati. Assicuratevi perciò sempre che se le immagini che volete utilizzare sono finalizzate alla visualizzazione su web o su monitor siano impostate con uno spazio colore RGB, se invece dovranno essere stampate dovranno avere uno spazio colore CMYK. Lo spazio colore RGB però, contiene molti più colori rispetto a CMYK, soprattutto per quanto riguarda le tonalità brillanti, quindi non c’è garanzia che traducendo un file da RGB in quadricromia si ottenga esattamente il risultato sperato: bisognerebbe lavorare fin dall’inizio considerando le finalità del nostro lavoro (monitor o stampa).

Tuttavia, né RGB né CMYK sono in grado di riprodurre tutto lo spettro di colori percepito dall’occhio umano. Per farlo abbiamo bisogno di un modello differente, come ad esempio LAB, uno spazio colore che codifica tutto lo spettro del visibile.

Coordinati per cerimonie

Con la bella stagione torna la voglia di stare insieme e di organizzare feste e cerimonie: la primavera e l’estate sono infatti le stagioni dei matrimoni, delle comunione, dei battesimi e di tutte quelle occasioni in cui ci si riunisce per stare bene insieme. Ma chiunque abbia almeno una volta organizzato una cerimonia e un ricevimento sa benissimo che la maggior parte del lavoro comincia settimane o forse mesi prima della festa, così che quel giorno possa essere perfetto.

Di solito, tutto inizia con un invito.

Che tu stia organizzando il tuo matrimonio o qualunque altro tipo di cerimonia, il primo contatto con gli invitati sarà attraverso una busta da lettere.

Nel caso di un battesimo, di una comunione o di una cresima, basterà una lettera d’invito, da recapitare a mano o per posta alle persone più care che desideri invitare. Solitamente per questo tipo di occasioni si scelgono carte bianche o avoriate pregiate che si abbinino alla busta da lettere.

Una distinzione importante va invece fatta nel caso dei matrimoni, dove gli invitati si dividono a seconda che abbiano ricevuto solo le partecipazioni di nozze o le partecipazioni e il famoso invito al ricevimento.

Le partecipazioni di nozze, composte da un cartoncino all’interno di una busta da lettere, hanno il compito di annunciare l’unione tra i due sposi, e andranno inviate a tutti gli amici e parenti vicini e lontani, che potranno, se vogliono, presenziare alla cerimonia. Le partecipazioni devono rappresentare i due sposi e sono quindi l’occasione perfetta per sbizzarrirsi e tirare fuori la propria vena creativa! Fondamentale però è che contengano tutte le informazioni che riguardano la comunicazione formale: il nome di chi annuncia il matrimonio (gli sposi o i loro genitori di solito), chi sono gli sposi e il giorno e il luogo della cerimonia. Le partecipazioni sono diverse dall’invito, in quanto vengono inviate a tutti coloro cui gli sposi vogliono annunciare la loro unione, mentre l’invito al matrimonio viene recapitato solo a coloro che sono invitati anche al ricevimento che seguirà la cerimonia. L’invito è un cartoncino più piccolo che accompagna le partecipazioni, meno formale e che indica il luogo in cui si svolgeranno i festeggiamenti, magari con una piccola mappa sul retro del biglietto che dia indicazioni su come raggiungere la location prescelta.

Ma l’invito non è l’unico elemento in grado di rendere unico il ricevimento della cerimonia che stai organizzando e un set di elementi coordinati può davvero essere quel dettaglio che fa la differenza.

La prima cosa che cercano gli invitati all’entrata del ristorante o del luogo che hai scelto per il ricevimento è il tabellone che mostra la disposizoine dei tavoli cui siederanno (tableau marriage nel caso dei ricevimenti di matrimonio) che, abbinato ai segnaposto con il nome degli invitati o a quelli con il nome o il numero del tavolo, rende ordinata e curata l’intera sala. Nel caso si opti per una soluzione cartacea, tableau e segnaposto vengono solitamente stampati su carte piuttosto spesse e poi laminati per far sì che arrivino intatti a fine ricevimento, ma un’idea originale e che conferisce eleganza alla tavola è quella di stamparli su carte pregiate che ricordino quelle utilizzate per le pitture ad acquerello.

Arrivati a fine ricevimento, è sempre bene dare agli ospiti un pensiero che ricordi la giornata trascorsa insieme. Abbinato alla bomboniera o al presente di fine giornata, è uso lasciare anche un bigliettino di ringraziamento, che è bene sia coordinato agli inviti e al set utilizzato per il ricevimento.

A questo punto non ti resta che dare sfogo alla creatività e ideare il coordinato perfetto per il tuo ricevimento!

Cos’è il codice QR

Quante volte vi sarà capitato di vedere su un biglietto da visita, su un volantino o addirittura su manifesti e targhe, questo strano simbolo quadrato bianco e nero, sempre diverso, chiamato QR-code?

Soprattutto all’estero, dare informazioni “concentrate” attraverso il QR-code è ormai piuttosto comune, ma si tratta di una prassi che sta prendendo piede anche in Italia.

Il QR-code, abbreviazione di Quick Response Code, è un codice a risposta rapida che può essere classificato nella “macro area” dei codici a barre, che si presenta come una forma quadrata composta da una serie di moduli neri rettangolari o quadrati su uno sfondo bianco.

Il codice QR è pensato per fornire velocemente all’utente informazioni attraverso un dispositivo multimediale che tutti noi abbiamo in tasca per la maggior parte della giornata: lo smartphone.

Inquadrando il codice QR attraverso un software connesso alla fotocamera del nostro smartphone, questo ci porterà a una pagina internet contenente le informazioni che stavamo cercando, evitandoci di dover digitare indirizzi web o di perdere tempo con lunghe ricerche sul browser.

Le principali innovazioni che il codice QR porta sono due:

– la prima è che rende il consumatore una parte attiva del processo informativo, in quanto non subisce passivamente l’informazione ma decide come e quando raggiungerla;

– la seconda è che è un veicolo che può contenere molte più informazioni di quante non ne possano essere contenute nel supporto che lo riproduce; se ad esempio hai a disposizione un volantino come supporto promozionale della tua azienda, inserendo un codice QR puoi fare in modo che il consumatore venga direzionato al sito dell’azienda, al menù del ristorante, al catalogo dei prodotti, ecc…

Quali informazioni può contenere un codice QR?

Il codice QR può contenere diverse tipologie di informazioni e in elevata quantità. Scansionando un codice QR si può infatti arrivare a:

– biglietti da visita digitali

– mappe

– modulistica e documenti

– foto, immagini, video

– landing page

– link di qualunque tipolo

– siti internet

Come creare un codice QR?

Esistono moltissimi siti e app che consentono di creare un codice QR leggibile da qualunque dispositivo e contenente tutte le informazioni che hai bisogno vengano comunicate (QR Code Generator è una delle applicazioni più usate): l’unica cosa di cui hai bisogno è il contenuto che vuoi collegare a quel codice.

Una volta caricato il contenuto (foto, URL, audio, contatto, ecc…) sull’applicazione, questa genererà un codice univoco che potrai scaricare e applicare dove vuoi.

Transizione 4.0: i passi per interconnettere i propri macchinari

Come realizzare un’impresa intelligente, interconnessa, che diventi sempre più efficiente grazie alle nuove tecnologie, riuscendo a posizionarsi meglio rispetto ai competitor e al proprio mercato di riferimento? Negli ultimi anni si sono sempre più profilate le agevolazioni governative per supportare questa rivoluzione, proprio con l’obiettivo di dare modo alle aziende di rinnovarsi, recuperando una sostanziosa parte degli investimenti affrontati.

Partiamo dall’ABC di Transizione 4.0, ovvero dai requisiti per accedere all’agevolazione (ex iperammortamento) diventata oggi Credito d’Imposta Beni Strumentali 4.0. Macchinari ed impianti, infatti, sono beni strumentali materiali che – se interconnessi – diventano funzionali alla trasformazione tecnologia e digitale delle imprese secondo il modello “Industria 4.0”. Sono stati inseriti nell’Allegato A della Legge di Stabilità 2017 (inclusi i beni che già comprendono un software necessario per il loro funzionamento) e seguono alcuni dettami fondamentali per accedere all’agevolazione che è attiva fino alla fine del prossimo anno. Grazie infatti alla Manovra 2021 sono state prorogate al 31 dicembre 2022 le misure cardine del Piano Transizione 4.0.  

Buone notizie per chi investe quest’anno, trasformando la propria azienda in un’impresa 4.0: nel 2021 sono state maggiorate le aliquote dei Beni materiali 4.0. Per le spese inferiori ai 2,5 milioni di euro la nuova aliquota è pari al 50% (il 40% nel 2022), per le spese superiori ai 2,5 milioni e fino ai 10 milioni di euro prevista un’aliquota del 30% (del 20% nel 2022) e per le spese superiore ai 10 milioni e fino ai 20 milioni di euro l’aliquota è fissata al 10% sia nel 2021 che nel 2022. Opportunità per i le PMI di investire in nuovi macchinari intelligenti.

Ma quali sono i macchinari considerati 4.0? Tutte le macchine devono avere i seguenti requisiti: innanzitutto deve essere presente il controllo per mezzo di un CNC, Computer Numerical Control, ovvero il controllo numerico diretto da un pc esterno e/o di un PLC, Programmable Logic Controller, un hardware componibile che viene adattato a seconda del processo di automatizzazione. Il secondo requisito è l’interconnessione ai sistemi informatici di fabbrica con caricamento da remoto di istruzioni e/o Part Program: significa che la macchina deve essere connessa ai sistemi informatici interni della fabbrica e scambiare con questi dati ed informazioni per il ciclo produttivo. Il collegamento deve rispondere ai protocolli pubblici e riconosciuti a livello internazionale (TCPIP, HTTP, MQTT, ecc.), attenzione: macchine, beni e impianti devono essere identificati tramite indirizzi standard, come ad esempio gli indirizzi IP. Come terzo requisito troviamo l’integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica o con la rete di fornitura e/o con altre macchine del ciclo produttivo. Seguono interfaccia uomo-macchina semplici e intuitive e la rispondenza ai più recenti standard in termini di sicurezza, salute e igiene del lavoro.

Non bastano però queste caratteristiche affinché il macchinario o l’impianto siano considerati 4.0 e quindi agevolabili. Le macchine dovranno soddisfare almeno due di questi tre parametri: sistemi di telemanutenzione e/o telediagnosi e/o controllo in remoto, monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro e dei parametri di processo mediante opportuni set di sensori e adattività alle derive di processo e caratteristiche di integrazione tra macchina fisica e/o impianto con la modellizzazione e/o la simulazione del proprio comportamento nello svolgimento del processo (sistema cyberfisico).

Quando si beneficia della misura agevolativa? Su questo bisogna fare molta attenzione: ai fini agevolativi, se un macchinario risponde a tutte le caratteristiche dei beni materiali 4.0, ma l’azienda non ha una rete che interconnetta i macchinari, il bene verrà considerato come bene strumentale ordinario. A questo proposito esistono software house specializzate per l’interconnessione dei macchinari che può disegnare la soluzione più adatta e meno dispendiosa per risolvere questo aspetto. Un aspetto che a volte frena un iniziale desiderio d’innovare.

Canon leader nell’inkjet di produzione per l’area EMEA

Le analisi condotte da Infosource e Keypoint Intelligence hanno confermato che Canon detiene la più ampia quota di mercato nell’area EMEA per i segmenti della stampa inkjet di produzione a bobina e a foglio. Secondo quanto emerso dal programma di monitoraggio trimestrale di Keypoint Intelligence, per l’undicesimo anno consecutivo Canon ha mantenuto la posizione di leadership nella stampa inkjet a bobina, con una quota di mercato del 43% nel 2020, e ha conquistato anche il primo posto nella stampa inkjet di produzione a foglio, con una quota di mercato del 40%. I sistemi di stampa protagonisti di questo successo di mercato sono varioPRINT iX-series il cui lancio avvenuto ad aprile 2020, che ha fatto registrare a Canon un incremento delle vendite delle macchine inkjet a foglio nel formato B3. Soluzione, che va a completare la famiglia varioPrint composta da varioPrint i-series, varioPRINT iX-series. Il successo nel mercato inkjet a bobina è sempre stato guidato dalla serie ColorStream, ora alla sua terza generazione che ha raggiunto la quota di 1.500 installazioni. Inoltre, rispettivamente nel 2018 e nel 2020, Canon ha ampliato la propria offerta di sistemi inkjet a bobina ad alta velocità con il lancio prima ProStream 1000 e poi di ProStream1800.

“Siamo orgogliosi di avere riconfermato la nostra posizione di leadership nel mercato delle stampanti inkjet a bobina e di essere stati riconosciuti, per la prima volta, leader anche in quello dei sistemi inkjet a foglio – ha commentato Hayco Van Gaal, Vice Presidente della divisione Sales and Service, Commercial Printing EMEA, Canon Europe – “Investiamo costantemente nell’innovazione del nostro portfolio di prodotti inkjet per offrire ai nostri clienti soluzioni che li aiutino a essere più efficienti, ad ampliare le possibilità applicative. Siamo quindi certi che la nostra tecnologia, abbinata a un eccellente servizio di assistenza e supporto, rafforzi la fiducia che il cliente ripone in noi quando investe in una stampante inkjet Canon”.